Inquinamento indoor e Patologia allergica

Della Torre F., Della Torre E. I.N.R.C.A. Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Sede di Casatenovo (LC) U.O. Pneumologia Generale. Modulo di Allergologia ed Asmologia

Gli ambienti confinati di vita e lavoro possono rappresentare una possibile fonte di rischio per la trasmissione di malattie infettive, problema già molto sentito nel secolo scorso quando vennero adottati i primi regolamenti comunali di igiene per garantire la sicurezza degli occupanti.



Ai tradizionali aspetti igienico sanitari degli ambienti indoor (temperatura, umidità, illuminazione, ricambi d'aria, ecc.) a partire dalla metà degli anni 70, è emerso il problema degli inquinanti indoor accentuato dalla prima importante crisi energetica.
Per inquinamento dell'aria s'intende qualsiasi alterazione delle sue caratteristiche chimico-fisiche, determinato sia da variazioni di concentrazione dei normali costituenti sia dalla presenza di sostanze estranee alla composizione naturale, in grado di determinare effetti di danno e molestia all'uomo ed ad altri organismi viventi.
Col termine indoor si indicano ambienti, come abitazioni, uffici, negozi, fabbriche, locali pubblici, mezzi di trasporto ecc, in cui si ha la presenza di un rischio ambientale non specifico come quello lavorativo produttivo.
Lo studio dell'inquinamento indoor risulta importante se si pensa che quotidianamente ognuno di noi inala da 10 a 20 mila litri di aria che lambiscono le pareti dei bronchi e degli alveoli, che hanno una superficie equivalente a quella di un capo da tennis; il tempo trascorso nell'abitazione rappresenta, tenendo conto anche del riposo notturno, e soprattutto per casalinghe, anziani e bambini, la maggior parte della giornata.
Già nella storia della medicina è stata posta attenzione all'ambiente in cui vive il paziente.
Nel Levitico si legge di una macchia sulle mura domestiche, probabile muffa, che richiede l'intervento di un Sacerdote; Ippocrate, nel Corpus Hippocraticum, nel 4° secolo a.C., rileva che il medico deve considerare l'ambiente di vita del paziente, come supporto alla diagnosi di malattia respiratoria.
Nel XI secolo dopo Cristo, il medico dei sultani (Maimone 1137) nel trattamento dell'asma, suggerisce il riposo, l'igiene personale, l'igiene ambientale ed evitare il fumo.
Nel 1552 l'arcivescovo di Edinburgo, John Hamilton, che si pensava fosse affetto da tubercolosi polmonare, chiamò a consulto il medico italiano Gerolamo Cardano, che escluse la tubercolosi e diagnosticò l'asma bronchiale. Prescrisse all'illustre paziente una dieta, bagni freddi, il riposo, ma non migliorò fino a quando il medico italiano gli fece sostituire il letto di piume con uno di seta.
Negli anni 60 e 70 iniziarono studi relativi all'aria negli ambienti domestici quando in seguito alla crisi energetica si sviluppò una diversa progettazione degli edifici con materiali di isolamento, con infissi ermetici, con una conseguente riduzione degli scambi d'aria tra l'ambiente interno ed esterno.
Si notò di conseguenza un aumento di manifestazioni patologiche quali congiuntivite, rinite ed asma in soggetti atopici, cioè predisposti a sviluppare una reazione del sistema immunitario a sostanze dette allergeni, il contatto con i quali non costituisce un problema per la persona sana. L'ambiente domestico rappresenta un motivo di grande attenzione in quanto in esso sono presenti fattori di rischio specifici (allergeni) ed aspecifici (proinfiammatori). Anzi l'ambiente domestico svolge un ruolo importante anche prima della nascita, durante la gestazione, e quindi già in questo periodo deve essere controllato con particolare attenzione quando sia presente una familiarità allergopatica.
Una particolare attenzione deve essere rivolta al soggetto allergico, in quanto l'incremento delle patologie allergiche riscontrabile nei paesi a sviluppo socioeconomico più avanzato è sicuramente in relazione alle caratteristiche abitative ed al modello di vita occidentale. Nella stessa Europa le patologie allergiche sono diversamente rappresentate nei Paesi occidentali rispetto a quelli dell'est: prima dell'unificazione delle due Germanie si registrava una prevalenza del 37% nella Germania Occidentale rispetto a un 18% di quella orientale.
In seguito a questi riscontri sono stati emanati anche decreti legislativi per migliorare la sicurezza da inquinamento sia negli ambienti di vita che di lavoro.

La prevalenza dell'asma e delle malattie allergiche è in aumento particolarmente nel mondo industrializzato. Si calcola che circa il 15-20% della popolazione sia atopica.
Questo è attribuito a fattori genetici, a fattori socioeconomici, a esposizione a malattie infettive.
Anche i fattori ambientali hanno un'importanza rilevante; infatti l'inquinamento esterno dovuto a anidride solforosa, fuliggine, ossido nitrico, ozono, polveri fini peggiora le malattie polmonari. Così pure il fumo di sigaretta sia attivo che passivo induce e peggiora la patologia respiratoria ed induce la produzione di IgE.
L' esposizione a nuovi allergeni o a maggiori concentrazioni può indurre nuove sensibilizzazioni.
E' stato anche ipotizzato che il minor esercizio fisico dei bambini, diventati più sedentari per studio, televisione, videogiochi ecc. influenzi indirettamente in soggetti predisposti, l'iperreattività bronchiale, impedendo una frequenza fisiologica di escursioni respiratorie profonde.
Anche se non vi sono scientifiche certezze alcuni autori sostengono che la dieta possa influenzare la predisposizione alle malattie allergiche, ad esempio l'aumento del sale nella dieta degli acidi grassi polinsaturi (vegetali aumenta acido linoleico PGE) o la riduzione di assunzione di antiossidanti come la vit. C, aumenta l'iperreattività bronchiale.
Infine è stato ipotizzato nella cosiddetta : "Hygiene hypothesis", che l'aumento delle allergie sia una conseguenza della mancanza di malattie infettive; infatti è stato evidenziato un'effetto soppressorio dei micobatteri sulla risposta Th2, e di conseguenza una diminuzione delle infezioni batteriche permetterebbe una più facile attivazione dei linfociti Th2.

Fattori favorenti l'aumento delle malattie allergiche

  • fattori genetici;
  • fattori socioeconomici;
  • inquinamento esterno: anidride solforosa, fuliggine, ossido nitrico, ozono, polveri fini;
  • fumo di sigaretta;
  • esposizione ad allergeni;
  • ridotto esercizio fisico;
  • dieta;
  • "hygiene hypotesis".


Parlando in senso stretto ci dovremmo occupare solo della patologia legata alla produzione delle IgE, in realtà, la patologia conseguente all'inquinamento indoor è ben più complessa.
La recente possibilità di avere metodi per dosare gli allergeni indoor ha permesso di avere un maggior numero di dati quantitativi sul loro ruolo nell'atopia e di chiarire il ruolo della prevenzione ambientale.
La presenza di un agente inquinante all'interno di un ambiente confinato, può derivare dalla penetrazione dello stesso dall'esterno o avere un'origine interna.
Dall'esterno una sostanza può penetrare utilizzando lo scambio naturale dell'aria attraverso la finestra o attraverso i sistemi di ventilazione meccanica.

Gli inquinanti e quindi i fattori di rischio che possiamo trovare all'interno di un ambiente sono di varia natura:

  • inquinanti azotati, CO,CO2, agiscono come irritanti dei tessuti, ma anche come agenti facilitanti la suscettibilità alle infezioni virali; provengono dall'ambiente esterno, ma anche dall'interno dalla combustione del gas dei fornelli o da apparecchi da riscaldamento;
  • fibre d'asbesto e lana di vetro dalla coibentazione;
  • formaldeide, ozono da apparecchiature d'ufficio;
  • impianti di riscaldamento e apparecchi sorgente di calore utilizzati per la cottura dei cibi sono fonte di idrocarburi policiclici,di ossidi d'azoto, e zolfo, anidride carbonica e ossido di carbonio
  • composti organici volatili (benzene, formaldeide, isocianati) dai mobili, da isolanti, da stoffe, da prodotti per la pulizia e l'igiene della casa
  • fumo di sigaretta (nicotina, idrocarburi aromatici, acroleina, composti azotati); favorisce iperreattività bronchiale, atopia, bronchioliti, i figli di fumatori allergici hanno un rischio del 50% di presentare asma prima dell'età scolare, maggiore rischio di infezioni virali
  • virus, batteri;
  • acari, pollini, miceti, derivati animali.

Principali sorgenti di inquinanti dell'aria negli ambienti interni
(WHO: Air Guidelines 1999 modificata)

Sorgente Agente inquinante
Condizionamento dell'aria Batteri, miceti
Suolo, materiali da costruzione, acqua Radon
Traffico stradale, emissioni industriali Pb, Mn, Pd, Cd
Riscaldamento, cottura, combustione Gas, SO2, O3, CO, CO2, vapore acqueo,idrocarburi policiclici
Arredamento Composti organici volatili, isocianati, aldeide formica, acari
Fumo di sigaretta Acroleina, idrocarburi policiclici, composti organici volatili
Apparecchiature d'ufficio O3, polveri, composti organici volatili
Prodotti per l'igiene domestica e personale NH3, Composti organici volatili ed inorganici
Organismi viventi (uomini, animali, piante) Virus, derivati animali, pollini, miceti

Questi aerosol biologici possono essere dispersi all'interno degli ambienti confinati ad opera di impianti di ventilazione ed umidificazione.
Un numero illimitato di sostanze chimiche sono poi presenti in molti luoghi di lavoro, ma questo campo è competenza della medicina del lavoro.

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